mercoledì 18 giugno 2014

#ArrendersiMai

«Io accetto, ho sempre accettato più che il rischio [...] le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli. La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi, come viene ritenuto, in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro.»

Parlava così di sé Paolo Borsellino e lo stesso giudice, probabilmente, non avrebbe alcuna remora se usassimo queste stesse parole per descrivere quello che, come lo è stato lui, è un eroe civile dei giorni nostri.

Renato Natale ha 64 anni.

Evidentemente aveva già nel sangue il DNA da eroe quando decise di impegnarsi in uno dei mestieri più caritatevoli che si possano fare: il medico. Come lui stesso racconta di sé, ha sempre avuto una naturale predisposizione ad aiutare gli altri, al volontariato, al farsi in quattro pur di poter dare una mano. Racconta di aver deciso di buttarsi in politica, per difendere il proprio territorio, dopo una illuminante esperienza come barelliere volontario tra i malati di Lourdes, disperati in cerca di una grazia miracolosa.

Già nel 1988 si scagliò in consiglio comunale contro i rifiuti tossici che stavano ammalando la sua, la nostra terra. Una terra che, dagli splendori degli anni borbonici in cui fioriva rigogliosa e faceva invidia a tutta l'Europa, si stava lentamente trasformando nella più grande discarica del continente. Grazie al silenzio, alla collusione e alla corruzione del mondo politico locale, privo di qualsiasi anelito d'amore verso la propria terra.

Renato Natale aveva capito fin da allora cosa stava accadendo sotto i suoi occhi ed ha sempre lottato strenuamente, rischiando sulla propria pelle, pur di denunciare, di raccontare cosa stesse accadendo.

Già venti anni fa, nel 1993, la popolazione di Casal di Principe ebbe un primo sussulto e premiò questo brillante medico che aveva posto la lotta alla Camorra come suo primo e imprescindibile obiettivo, facendo sì che diventasse Sindaco. Purtroppo, l'esperienza durò poco e fu costellata di numerosi atti intimidatori nei suoi confronti da parte del Clan. Arrivarono a scaricargli tonnellate di sterco di bufala davanti casa. Ma questo sarebbe nulla, paragonato all'episodio ben più grave e drammatico dell'uccisione dell'amico Don Peppe Diana, coinvolto come lui in una durissima lotta contro la Camorra. Soltanto pochi mesi dopo, grazie a delle infiltrazioni camorristiche, la sua prima giunta fu sciolta, segnando una ennesima vittoria della mentalità mafiosa sulla legalità in questa terra.

Tuttavia, Renato Natale non smise di lottare per raggiungere un miglior grado di equità e giustizia sociale nella sua terra, sfregiata dai camorristi: è stato fondatore, assieme ad altri medici, dell'Associazione Jerry Essan Maslo (in nome del rifugiato sudafricano che fu assassinato da una banda di criminali a Villa Literno, un'altra storia che racconteremo), impegnata nella tutela della salute degli immigrati e del loro reinserimento sociale.

È, inoltre, membro di Libera, di cui è stato referente regionale in passato, impegnandosi tuttora nel recupero dei beni confiscati alle mafie a fini sociali. E' anche fondatore del Comitato Don Peppe Diana.

Dal 2014 è membro dell'esecutivo della Rete italiana del dialogo interculturale (RIDE).

Il fatto che Renato Natale fosse considerato uno dei nemici principali del Clan emerse anche dalle carte del maxiprocesso "Spartacus" in cui erano imputati, tra gli altri, anche i principali capi del Clan tra cui Schiavone, Bidognetti e Iovine (lo stesso che si è pentito nelle ultime settimane e che sta svelando ai magistrati tutto il funzionamento alla base del Clan stesso): dagli interrogatori emerse, infatti, che il Clan aveva già deciso per la sua condanna a morte, che sarebbe dovuta avvenire simulando un incidente automobilistico, approfittando della passione di Renato Natale per la bicicletta. Piano fortunatamente fallito. Di quel periodo, in cui gli fu anche proposta una scorta che lui rifiutò, ricorda: «Tutti abbiamo paura nella vita ma è un sentimento strano che bisogna controllare. In questa terra avere paura comporta delle scelte: scappare, andare via o rimanere ed entrare a far parte del sistema, essere collusi con esso. Altrimenti, cercare di contrastarlo. Bisogna far finta che tutto vada bene, che nulla può succederti e continuare la propria battaglia senza sentirsi nè martiri nè eroi. Forse all’ epoca in cui rifiutai la scorta ero un folle e se ci penso sono un folle tuttora

Tuttavia Renato Natale ha continuato le sue lotte, imperterrito, e come tale ha continuato ad essere esposto alle minacce: risale solo al 2011 l'ultima, quando gli fu recapitata a casa una lettera il cui testo era eloquente («Noi non siamo ancora morti smettila di fare esposti altrimenti ti ammazziamo. Ricordati che hai moglie e figli.»). Minacce anche stavolta cadute nel vuoto, per fortuna.

La seconda vita politica di Renato Natale, fuoriuscito negli ultimi anni da qualsiasi vita di partito, è dovuta ad un grido di aiuto, recapitatogli dai suoi stessi concittadini: nel Marzo di quest'anno, circa mille cittadini di Casal di Principe hanno sottoscritto un documento con cui gli hanno chiesto di candidarsi come Sindaco per le elezioni amministrative 2014.

Alle elezioni amministrive di Domenica 8 giugno 2014 viene rieletto sindaco di Casal di Principe con un amplissimo consenso (68%).

Della Camorra dice: «E’ un organizzazione criminale che come la mafia siciliana e la ‘ndrangheta si caratterizza per le sue capacità di rapportarsi con il potere. Non esiste una mafia, una camorra, senza  contatti con il potere. E’ un’organizzazione antica, nata nel 700 e che già nella dominazione borbonica veniva usata dai Borboni per mantenere l’ ordine pubblico. Fu poi usata da Garibaldi per conquistare il sud Italia, esattamente come la mafia siciliana, sempre durante il Risorgimento e via via fino ai nostri giorni. E’ anche un sistema culturale basato sull’omertà, un sistema che negli ultimi anni è entrato a far parte del nostro sistema economico, e la presenza nell’imprenditoria basata sulle commesse pubbliche impone che  il rapporto con le istituzioni venga rafforzato a tal punto che la camorra diventa a volte parte delle istituzioni stesse. E quindi si verifica l’occupazione delle cariche pubbliche o istituzionali

È per questo che adesso tocca (una volta per tutte) alle Istituzioni reagire, accompagnare Casal di Principe e la sua gente fuori da questo perverso tunnel in cui da decenni, questa splendida terra è stata catapultata. Lo diceva Giovanni Falcone: «Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere». È stato così per don Peppe Diana e per tanti altri coraggiosi cittadini, di cui poco alla volta proveremo a raccontare le storie affinché la memoria non venga mai persa.

Ma, sempre Falcone, ricordava a tutti come «La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni

Oggi le istituzioni a livello locale sono incarnate in Renato Natale, serve tuttavia uno Stato centrale che sia comprensivo e collaborativo al massimo per non lasciare più da solo il Sindaco anti-camorra nelle sue battaglie.

Anche nel Regno Unito la sua elezione non è passata inosservata, come testimoniato da questo articolo apparso oggi sul The Guardian ( http://www.theguardian.com/world/2014/jun/17/mayor-renato-natale-new-dawn-camorra-casal-di-principe ): segno che qualcosa, forse, sta davvero cambiando.

Il tempo delle parole, delle promesse e, soprattutto, dei compromessi è finito.

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